Il Santuario ospita periodicamente diversi gruppi che svolgono in armonia col il Rettore e la pastorale diocesana, attività di preghiera e di utilità sociale.

Il Rettore dispone inoltre di diversi collaboratori laici che volontariamente offrono il proprio tempo e i propri talenti al servizio della Madonna di Quintiliolo, affinchè il Santuario sia sempre luogo di accoglienza e di crescita spirituale per chi lo frequenta.

A circa due Km dal centro di Tivoli, sulla strada che porta a Palombara, si trova il santuario di Quintiliolo, le cui origini sono molto antiche. La prima notizia documentata risale niente meno che all’anno 1005.

La chiesetta è costruita sulle rovine della villa del generale romano Publio Quintilio Varo (I sec. a.C. – I sec. d.C.).  Da qui il nome al santuario, al quadro della Madonna che in esso è custodito, e  all’intera zona dominata  da oliveti.

Nel corso dei secoli il santuario venne sottoposto a vari rifacimenti e migliorie, fino al completo rifacimento iniziato nel 1757 e terminato nove anni dopo. L’aspetto attuale è dovuto in gran parte a quell’opera di ricostruzione. L’intero complesso è stato però interamente ristrutturato in seguito all’incendio doloso del febbraio 1992, che ha danneggiato gran parte delle sue strutture.

  1. LA FACCIATA

    Facciata del Santuario di Quintiliolo

La facciata, dall’impronta settecentesca, è divisa in due ordini, con il corpo superiore raccordato all’inferiore tramite due volute laterali.

Il portale d’ingresso è opera dello scultore romano Benedetto Robazza. Realizzato nel 1997, è andato a sosituire il precedente portale di legno intarsiato donato dai fedeli di Tivoli in occasione dell’anno mariano 1988, perduto a causa dell’incendio.

Vi sono raffigurati, in rilievo, i quindici misteri del rosario, disposti dall’alto in basso in cinque progressive sequenze, con tre scene ciascuna.

Nella prima, in alto, troviamo l’angelo annunziante a Maria e, a seguire, verso destra, l’incontro di Maria con Elisabetta e la nascita di Cristo.

Nelle sottostanti tre riproduzioni figurano il bambino presentato al tempio da Giuseppe e Maria, il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio e il primo mistero doloroso, che vede Gesù orante nell’orto degli ulivi.

Nella sequenza successiva, la terza, vi è la flagellazione di Cristo alla colonna, la coronazione di spine e la Via Crucis.

Quindi, nella quarta fascia rappresentativa, la crocifissione a sinistra, la resurrezione nel mezzo, che inaugura i misteri gloriosi, e l’ ascensione al cielo sulla destra.

Infine, all’estremità inferiore del portale, gli ultimi tre misteri del rosario: la Pentecoste, l’assunzione di Maria e la sua incoronazione.

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Particolare del Portale: la discesa della Spirito Santo su Maria e gli Apostoli

Al di sopra del portale c’è l’immagine della Madonna, realizzata con trentadue mattonelle policrome dal Prof. Aureliano Scafonetti, da lui stesso collocate sul posto nel maggio 1933. All’altezza del manto e del cuore della Madonna sono ancora visibili gli effetti prodotti dalle schegge dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Più in alto ancora è possibile vedere uno dei tre finestroni attraverso i quali la luce del sole, dall’esterno penetra all’interno del santuario. Essi possiedono una caratteristica rinascimentale, quella di accorciarsi d’ampiezza man mano che si procede dal basso verso l’alto. I finestroni sono tre: uno si apre appunto sul cospetto della facciata, mentre gli altri due sovrastano le due cappelle del santuario.

Nel 2005, in occasione del duecento cinquantesimo anniversario dell’incoronazione della Madonna, si è provveduto al restauro integrale della facciata.

2.  L’INTERNO DEL SANTUARIO

L’interno del santuario è a un’unica navata. Lo spazio è modesto, ma ciò aiuta a favorire il raccoglimento e l’intimità.

Il visitatore o il pellegrino che sosta in preghiera può scoprire la dolcezza di un colloquio personale e ravvicinato con il Santissimo Sacramento e con la vergine Maria, la cui immagine è esposta al centro della parete absidale.

La pianta del santuario è a croce latina. Il pavimento, formato da 37 lastroni sepolcrali venne realizzato per interessamento dell’allora vescovo di Tivoli Mons. Carlo Gigli, al finire del colera del 1867, essendo pontefice il beato Pio IX.

L’iscrizione, così riporta: “PIO IX PONTEFICE MAX – KAROLO GIGLI EPISCOPO – EX PECUNIA COLLATITIA – ANNO ASIATICI MORBI  MDCCCLXVII” (Pio IX pontefice massimo – Carlo Gigli vescovo –  con la raccolta delle offerte – nell’anno del morbo asiatico 1867).

La volta della chiesa è a botte, con stucchi a rosoni, circoscritti da riquadri. La zona del presbiterio è stata risistemata sul finire degli anni novanta e presenta  l’altare maggiore e il leggio o ambone realizzati dall’architetto Giuseppe Ponzio.

Il catino absidale, che prima dell’incendio del 1992 possedeva una bella decorazione con la gloria del nome di Maria, ora è caratterizzata da stucchi che conferiscono all’ambiente un aspetto ordinato e luminoso.

  1. LA CAPPELLA DI SAN FRANCESCO

Subito a sinistra dell’ingresso troviamo una piccola cappella dedicata a san Francesco.

Va ricordato che i frati francescani cappuccini si sono adoperati come rettori del santuario e custodi del prezioso quadro della Madonna dal 1888 al 2005, anno in cui il Padre Provinciale ne ha deciso lo spostamento, affidando il santuario ai frati francescani dell’immacolata.

La statua di san Francesco che si trova all’interno della cappella fu donata ai cappuccini nel 1927. La parete di fondo è stata affrescata negli anni trenta dal Prof. Aureliano Scafonetti. Vede rappresentati alcuni frati cappuccini. Sulla destra compare San Felice da Cantalice, frate cappuccino canonizzato. Egli fu a Tivoli intorno alla metà del 1500.

La presenza dei cappuccini a Tivoli è infatti molto remota. Essi risiedevano, prima di stabilirsi a Quintiliolo, laddove ora sorge la chiesa dedicata alla Madonna della fiducia.

La memoria di San Felice non è andata perduta. Oltre all’immagine che si ammira in questa cappella, lo vediamo rappresentato anche nei pressi della chiesa della Madonna della fiducia, alla sommità di viale Mannelli, in un piccolo affresco all’interno di una nicchia votiva.

San Felice, era molto legato a Maria, che pregava sempre con il santo rosario. Per questo diceva che nella vita bisogna tenere “gli occhi attenti, la mano alla corona, il cuore al cielo”.

La cappella francescana con al centro la statua di san Francesco e, sulla destra, san Felice da Cantalice

Nell’affresco della cappella francescana l’autore ha posto sullo sfondo antiche costruzioni storiche tiburtine. Si distinguono chiaramente la rocca Pia, fortezza fatta erigere da Pio II nella prima metà del 1400, e la casa gotica, tipico esempio di abitazione medioevale conservato nel quartiere del Colle.

Sulla piccola parete di destra un iscrizione su marmo ricorda Padre Silvestro Monteduro, rettore del santuario dal 1994 al 1998. A lui, ardente innamorato della Madonna, va il grande merito di esser riuscito in tempi sorprendentemente brevi, a far risorgere il santuario di Quintiliolo dalla sue “ceneri” dopo il sacrilego incendio del 1992. Dopo due anni di stasi e di inagibilità della chiesa  la sua nomina da parte del Padre provinciale dei cappuccini si rivelò davvero provvidenziale.

Non solo il luogo di culto già nel 1996 era tornato al suo vecchio splendore, ma anche le iniziative e la devozione alla Madonna grazie a lui ripresero solidamente. Padre Silvestro è morto il 22 novembre del 1998, al termine di una stremante malattia durata diversi mesi, da lui accettata con amore e sopportata con eroica fortezza.

Lo vediamo in una fotografia che ritrae il suo incontro con il papa Giovanni Paolo II.

4. LA CAPPELLA DELLA MADONNA

La seconda cappella sulla sinistra è dedicata alla Madonna Regina degli angeli e dei santi. Il quadro, settecentesco, raffigura la Vergine attorniata nella parte superiore da visi angelici che spuntano dalle nuvole. In basso, troviamo diversi santi e sante, che rendono onore alla Vergine.

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Il dipinto fu eseguito da un artista locale, Francesco Serbucci, su commissione della famiglia Santacroce, con l’intenzione di raccomandare alla Madonna l’anima di un proprio congiunto.

Al centro in basso compare lo stemma dei Santacroce, e san Francesco, facilmente riconoscibile dal saio, inginocchiato in atto di supplicare Maria, con una mano portata all’altezza del petto e l’altra volta in basso in direzione dello stemma.

Al di sopra di Francesco è raffigurato san Giuseppe, recante nella mano destra il bastone gigliato, simbolo di castità. Più sopra ancora è l’arcangelo Michele, che presenta al bambino Gesù, in braccio alla Madonna, l’anima del defunto, rappresentata sotto forma di fanciulletta.

In realtà però, è Maria che presenta l’anima al Figlio, reggendo nella mano destra il piattino della bilancia su cui si trova la candida anima, felice di aver raggiunto Gesù.

In basso, a destra dello stemma per chi guarda il dipinto, si osserva la figura di una lupo, allusione a Satana che vorrebbe avere per sé quell’anima. L’animale è rappresentato con la bocca aperta e con lo sguardo bramoso rivolto verso l’alto, quasi volendosi augurare che quell’anima cada dal cielo per finire nelle sue fauci.

Tra le sante rappresentate sulla destra, troviamo santa Barbara, con la palma del martirio e dietro di lei, sant’Elena, con in mano la croce. Il tema della croce ritorna frequentemente in questo dipinto. La vediamo per la terza volta raffigurata in mano al piccolo san Giovanni Battista. L’altra coppia di sante donne è costituita da santa Elisabetta (madre del Battista) e sant’Anna (madre di Maria).

5. LA CAPPELLA DEL PRESEPE

Sempre sul lati sinistro, prima del presbiterio, troviamo una stanza, la cui porta è sempre chiusa, ad eccezione del periodo natalizio.

Al suo interno vi è realizzato un presepio permanente, con una caratteristica riproduzione in miniatura della grotta di Nettuno situata a villa Gregoriana.

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286Si tratta  di una grande cavità naturale prodotta dall’azione erosiva delle acque del fiume Aniene. Antiche leggende raccontano che all’interno di questa grotta dimorasse la Sibilla Tiburtina Albunea, la quale predisse ad Augusto, venuto a Tivoli per consultarla, la nascita del messia.

Le sibille erano sacerdotesse di Apollo, che vivevano presso fonti o antri rocciosi, dove pronunciavano i propri vaticini. In epoca cristiana,  vennero considerate come profetesse della futura nascita di Cristo.

Elementi sempre leggendari riferiscono che l’imperatore ebbe una visione della Madonna con Bambino in braccio, proprio in direzione dell’attuale santuario di Quintiliolo.

Una successiva apparizione si verificò appena tornato a Roma, sul Campidoglio, mentre l’imperatore si trovava nella sua camera da letto. Gli apparve in questa circostanza un altare con sopra la Vergine e il Bambino. Memore di questo avvenimento venne edificata sul campidoglio un’ara, o altare. Sullo stesso punto in epoca cristiana sorse la chiesa dell’aracoeli, ancor oggi visitabile.

Nel presepe di Quintiliolo, la nascita di Gesù è immaginata all’interno della suddetta grotta di Nettuno. L’accostamento è pienamente lecito e oltremodo suggestivo, considerando che il Redentore venne alla luce all’interno di una grotta a Betlemme.

Il Bambino presenta una particolarità: apre e chiude gli occhi in un dolce dormiveglia, disteso sulla sua preziosa culla al centro dell’affascinante scorcio di paesaggio naturale tiburtino.

Nel 2016, il Movimento dei Cursillos di Cristianità il cui coordinatore diocesano, Generale dell’aeronatica in pensione, Francesco Acciarino, appassionato presepista napoletano, ha voluto creare e donare al Santuario un altro presepe, posto in uno dei locali da cui si accede dal giardino e di anno in anno si arricchisce di qualcosa in più. Anche questo presepe è molto suggestivo, e tutto il paesaggio insieme ai personaggi è animato in maniera sapiente e verosimile.

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Anche questo presepe è liberamente visitabile nel periodo natalizio.

6. LA CAPPELLA DEL CROCIFISSO

La cappella che si apre al centro della parete destra del santuario è dedicata al Santissimo crocifisso, mentre l’altare è consacrato a san Clemente Hofbauer, eremita presso il santuario nel 700.

Nella notizia più antica pervenutaci sul santuario, datata 1005, si fa già menzione di una cella in onore della santa croce.

In fondo, l’essenzialità di questo luogo sacro è riassunta nell’icona di Maria e nella presenza del Cristo crocifisso.

Gesù ha affidato la Chiesa a Maria, poco prima di morire, mentre era sospeso sulla croce. Il suo testamento d’amore ci è riportato da Giovanni nel Vangelo: “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:-Donna, ecco il tuo figlio!- . Poi disse al discepolo:-ecco la tua madre” (Gv 19,26-27).

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Il Crocifisso di Quintiliolo

I santuari mariani esprimono alla meraviglia e concretizzano stupendamente tale affidamento. Il popolo ricorre alla vergine e la invoca come madre, la onora, la esalta, ne imita l’esempio e sia accosta ai sacramenti con genuini sentimenti di fede e di amore.

Credo valga la pena riportare una pia leggenda che si racconta a proposito di un crocifisso custodito in un santuario mariano in Sicilia (a Gibilmanna, nel comune di Cefalù), nella provincia di Palermo.

Il crocifisso, molto antico, intorno al 1500 avrebbe parlato ai fedeli riferendo le parole: “Qui comanda mia madre, rivolgetevi a lei”.

E’ la spiritualità dei santuari mariani, in cui i fedeli ricorrono alla vergine Maria, forti del dolce e sicuro affidamento fatto da Cristo al culmine della passione. Il Crocifisso custodito nel santuario di Quintiliolo ce lo ricorda.

Per quello che riguarda l’aspetto artistico, se ne attribuisce l’opera a Frà Michelangelo di S. Agata Feltria, terziario cappuccino, ed eremita presso Quintiliolo intorno al 1589.

L’altare, come già accennato, è consacrato a S. Clemente Maria Hofbauer, che a Quintiliolo fu eremita nei primi sei mesi del 1783.

Ritratto di S. Clemente Maria Hofbauer presente nel salone interno

FONTE